Vai al contenuto della pagina

Storia dello stemma

Ultimo aggiornamento 16-11-2011

Lo stemma della Provincia di Cremona riunisce in sé gli stemmi di tre città: Cremona, Crema, Casalmaggiore. Esso venne concesso alla Provincia in data 28 marzo 1938 e trascritto nel Registro Araldico del Regio Archivio di Stato di Roma il 28 luglio di quello stesso anno.

Ecco la descrizione dello stemma secondo il decreto originale di assegnazione:
"Partito semitroncato: il 1° fasciato di rosso e d'argento al braccio attraversante in palo, vestito di argento e di rosso, tenente con la mano una palla d'oro; il 2° troncato di rosso e di argento al destrocherio armato impugnante una spada d'acciaio fra due corna di cervo nell'atto di tagliare l'ultimo nodo del corno sinistro; il terzo d'azzurro alla porta di città aperta del campo, murata di pietre al naturale su campagna erbosa, merlata di due merli alla ghibellina ...", "Ornamenti esteriori di Provincia".
Il primo rappresenta lo stemma della città di Cremona, il secondo quello di Crema, il terzo di Casalmaggiore.

La concessione, tuttavia, non rispettò le più elementari norme araldiche. Il più antico stemma di Cremona conosciuto è della fine del XIII secolo e rappresenta la croce d'argento in campo rosso. Già all'inizio del secolo successivo lo stemma si trasformò in fasciato rosso in campo argento; tuttavia, fu quello risultante in un codice del 1478, "fasciato di rosso e d'argento", quello che pervenne fino a noi. Il braccio sostenente la palla d'oro, tributo che Cremona doveva all'impero, è legato alla leggenda a sfondo storico di Giovanni Baldesio, gonfaloniere della città che sconfisse in duello Enrico IV campione imperiale. Detto simbolo compare già nel '300, ma esternamente allo stemma, in qualità di cimiero. Come tale rimarrà fino al primo quarto del '800 quando esso venne inserito nella partitura dello scudo, ma su sfondo nero anziché blu come attualmente usa il Comune di Cremona. L'inserimento del braccio sullo stemma cittadino fasciato è grave errore araldico.

Il vero stemma di Crema, invece, è "d'argento al capo di rosso". Sulla corona superiore qualificante il titolo di città, secondo un decreto approvato dal Capo del Governo in data 15/2/1939, figura un elmo frontale con due corna di cervo; nella parte posteriore dell'elmo si innalza un braccio destro che, armato di spada, taglia l'ultimo nodo del corno di cervo.

Nell'assegnazione dello stemma provinciale il sopradescritto cimiero, privato dell'elmo, è stato, pure arbitrariamente, inserito all'interno dello stemma della città di Crema. L'arma della nominata località deriva da quello degli Alemerici, marchesi del Monferrato, per concessione di Guglielmo il Vecchio, genero di Federico Barbarossa. L'insegna vera e propria era, come detto, "d'argento al capo di rosso". Le corna e il braccio armato dei marchesi del Monferrato figurano per la prima volta in un sigillo della metà del XV secolo, conservato a Venezia, illustrante l'"arma" di Giovanni Paleologo famiglia, quest'ultima, succeduta nel 1305 agli Alemerici.

Anche lo stemma di Casalmaggiore merita un cenno a parte. Negli statuti del 1592 figura una porta di città, con merlatura alla ghibellina, dalla quale spuntano due piccole torrette. A guardia dell'entrata un cane. Detto stemma appartiene al periodo in cui la città venne dominata dai D'Avalos-D'Aquino (1568-1618).

Il 6 maggio 1754, l'imperatrice Maria Teresa d'Austria decretò l'elevazione di Casalmaggiore al rango di città. Nella parte alta dello stemma poggiante sulla merlatura della porta, venne così introdotta l'aquila imperiale che, inspiegabilmente, venne in seguito cancellata.