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La toponomastica del cremonese: storie di un territorio


Data di pubblicazione: 11 novembre 2021 in "Ufficio Stampa"

Dai nomi di luoghi, cascine, appezzamenti alla ricostruzione storica del territorio: la toponomastica sotto i riflettori. Questo il tema affrontato nel corso della partecipatissima lezione di Valerio Ferrari, con la relazione “Il paesaggio storico della provincia di Cremona rivelato dal nome dei luoghi”, presso la sede dell’Adafa, in occasione del ciclo di incontri promossi in collaborazione con la Provincia di  Cremona.

Dopo l’introduzione di Fulvio Stumpo, che ha evidenziato come alcuni segni del paesaggio, tra cui il posizionamento di filari, fossi e canali, strade campestri, cadenzato a distanze regolari sulla base della centuriazione romana, pongano in luce come la storia abbia lasciato un segno fisico nei luoghi e nei nomi delle nostre località, Valerio Ferrari ha presentato l’essenza della toponomastica, branca dell’onomastica.

Fengo, Farisegno, Farfengo, per tanti possono apparire semplici nomi, in realtà sono frammenti del passato, che ci parlano di popoli, abitudini dalle origini ad oggi.

Dai topoi, luoghi, alla genesi del passato romano imperiale il viaggio virtuale è stato interessantissimo. Oltre alla toponomastica, entrano in gioco anche le caratterizzazioni di un sito sotto l'aspetto ambientale e naturalistico da cui è derivato il nome, in un intreccio tra litologia, geomorfologia, idrografia, vegetazione, flora, fauna.

Per esempio una località a nome ‘fornace’ prende le sue origini in quanto trovasi in un terreno argilloso adatto all'industria laterizia; Moso a Crema e porta Mosa a Cremona prendono origine dalle caratteristiche paludose dei secoli passati e in seguito  aree bonificate; Pollicino e Polesine, da Polexinum, erano nomi assegnati a terreni instabili e insidiosi abbandonati dalla corrente fluviale del Po.

Corsi d’acqua, campi, cascine: dai loro nomi si risale alla storia, all’habitat, alle popolazioni che hanno attraversato la nostra regione, dai Romani ai Galli, ai Longobardi, ai Franchi.
Tra questi esempi “Salvirola Cremasca”, in antichità “Soave” che viene da Suevi (Svevi) oppure il Fontanile del Carpano,che trae il nome dalla presenza, in passato e ancora oggi, di Carpini selvatici, Rivarolo del Re da “rivus”.

In ambito cittadino, per esempio, la zona del Boschetto, a pochi passi dal centro di Cremona, era identificata con i 'Sabbioni', che arrivavano fino alla cerchia delle mura antiche della città.

Un patrimonio, quindi, quello della toponomastica, che non va disperso e che partecipa alla ricostruzione della nostra identità territoriale e storica.

Il prossimo appuntamento, l'ultimo, che chiude il primo ciclo di incontri, sarà mercoledì 24 novembre alle ore 17.30 presso la sala Consiglio della Provincia di Cremona (c.so V. Emanuele II, 17 - 1° piano), con la relatrice prof.ssa Liliana Ruggeri che interverrà sul tema "Le Cascine Cremonesi, storie e tradizioni".
 

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