Lavoro in Lombardia

Newsletter dell'Osservatorio

SETTORE LAVORO E FORMAZIONE - Osservatorio Provinciale del Mercato del Lavoro

Newsletter N.2 2023


Infortuni sul lavoro
Gli infortuni sul lavoro in provincia di Cremona

Alcuni dati relativi agli infortuni sul lavoro nel territorio provinciale, inquadrati in riflessioni di più ampio respiro (a cura delle Segreterie provinciali di CGIL, CISL e UIL). 


Gli infortuni sul lavoro rappresentano da sempre una realtà estremamente grave e delicata.

Da un lato, tutti ci indigniamo quando un lavoratore muore per causa di lavoro. Dall’altro, si fa sempre troppo poco per evitare che ciò accada. Quando si verifica un infortunio mortale, il giorno stesso o al massimo il giorno dopo tutti ne parlano, quasi tutti esprimono vicinanza, cordoglio e solidarietà. Terminato l’effetto “notizia” restano solo il dolore della famiglia e le azioni legali: un’eco che a poco a poco va spegnendosi come la fiamma di una candela, fino al successivo infortunio mortale, che drammaticamente la riaccende. E così via.

E’ una questione di mancanza di volontà? Oppure di carenza culturale? O ancora di scarsa politica della prevenzione? Forse, tutte queste cause insieme. L’importante è non accettare l’idea che sia “normale” e cioè che dobbiamo mettere in conto che “sul lavoro si muore”. Un concetto aberrante che non dovrebbe esser nemmeno pensato e che insieme, CGIL, CISL e UIL, non solo rifiutiamo ma combattiamo a 360 gradi per tenere sempre alta l’attenzione sull’effettività del diritto fondamentale ed irrinunciabile alla salute sancito dalla Costituzione, dal Codice civile e dalle normative in materia.

Bisogna iniziare ad invertire la tendenza, spostandoci sull’idea che, invece, evitare le morti sul lavoro è un obiettivo raggiungibile.

La nostra preoccupazione, i nostri timori, si legittimano nell’analisi delle denunce di infortunio elaborati su dati di fonte INAIL, presi a riferimento perché rappresentano la fotografia di ciò che accade ogni giorno quasi in “diretta” e sono molto attendibili, in attesa dei rapporti annuali consuntivati da INAIL.

Per maggiore chiarezza, alleghiamo due tabelle che riportano, la prima, un confronto tra i dati relativi al primo semestre degli anni 2021 – 2022 – 2023 e, la seconda, un confronto tra i dati complessivi relativi agli anni 2021 – 2022 (il 2023 sarà disponibile nel 2024).

Prima di addentrarci nell’analisi e nel confronto sui vari periodi, ci soffermiamo sull’informazione fondamentale che emerge da entrambe le tabelle in termini ineludibili: il numero degli infortuni, sia quelli totali che quelli mortali, è ancora troppo elevato per una comunità che voglia dirsi “civile”. Qualcuno potrà ritenerla una frase fatta, ma purtroppo è solo verità: dietro ai numeri ci sono persone e famiglie e oggi parliamo di migliaia di persone che si infortunano e di persone che muoiono in un anno nella nostra provincia.


Infortuni sul lavoro Infortuni sul lavoro

Osservando la tabella che confronta le intere annualità 2021 e 2022, registriamo un aumento del 15% delle denunce di infortunio totali. Si tratta di un aumento che può scontare anche un effetto di “trascinamento” a causa della riduzione delle attività causata dalla pandemia di Covid-19 che ha interessato anche il 2021, ma evidenzia, quale contraltare, un altro dato: con la ripresa lavorativa, inesorabilmente, sono aumentati gli infortuni.

Venendo alle denunce di infortuni mortali, il biennio analizzato fa registrare un aumento dei decessi sul lavoro pari all’83,3%, da imputare alle attività produttive, dato che l’emergenza sanitaria per Covid-19 era sostanzialmente terminata o quasi ininfluente. Da 6 denunce di infortuni mortali del 2021 siamo passati a 11 nel 2022.

Sempre rimanendo sulle denunce di infortunio mortali e spostandoci sui semestri da gennaio a giugno degli anni 2021/2022/2023, la situazione si presenta analoga e cioè di aumento degli infortuni. Infatti, dai 2 del 2021 passiamo ai 3 del 2022 e addirittura ai 6 del primo semestre di quest’anno, con una crescita pari al 200% considerando il confronto tra il 2023 e il 2021. Va precisato che nelle denunce di infortuni mortali sul lavoro INAIL comprende anche gli accadimenti in itinere, cioè nel tragitto da casa al luogo di lavoro e viceversa.

Dai dati emerge che oggi ci troviamo in un contesto di grande criticità per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro: contesto in cui da anni, come sindacati dei lavoratori, chiediamo a tutti i livelli interventi significativi.

Il campanello d’allarme suscitato dai tanti eventi mortali ha portato il Governo ad emanare provvedimenti come il decreto legge n. 146/2021 (poi convertito con la Legge 215), dove l’aspetto più rilevante è l’attribuzione all’Ispettorato del lavoro dei compiti di vigilanza e ispezione in tutti i settori, equiparandolo all’ATS che, con la riforma sanitaria introdotta dalla L. n. 833/78, aveva assunto il ruolo di organismo di vigilanza, ispezione e prevenzione nei luoghi di lavoro, con il Servizio PSAL in capo alle Regioni.

Un provvedimento salutato positivamente, ma che potrà vedere i suoi effetti soltanto nel corso dei prossimi anni, sempre se non subirà interventi volti ad indebolirlo.

In regione Lombardia abbiamo bisogno di politiche più incisive e concrete per garantire un’efficace prevenzione:

  • l’ampliamento delle piante organiche degli enti preposti con tutte le figure della prevenzione nei luoghi di lavoro, in modo da garantire più verifiche e controlli rispetto a quelli odierni, che riteniamo insufficienti a causa delle politiche regionali e nazionali adottate negli anni: i controlli operati a cura dell’ATS con il Servizio PSAL rappresentano, infatti, una copertura inferiore al 10% all’anno delle imprese attive, percentuale superiore, comunque, all’obiettivo regionale del 5%. Bisogna peraltro dare atto che, sia pure all’interno delle criticità oramai troppo evidenti del sistema regionale della prevenzione nei luoghi di lavoro, a Cremona abbiamo una struttura dello PSAL, ATS Valpadana, che opera con professionalità e passione. Possiamo contare su figure preparate e disponibili nella ricerca della prevenzione, nell’ambito di un confronto aperto;
  • rivedere le politiche economiche a favore di giuste incentivazioni delle persone che operano nel sistema di prevenzione nei luoghi di lavoro;
  • accrescere l’educazione della salute e sicurezza nel ciclo scolastico delle scuole superiori, dove vanno introdotti percorsi formativi sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro;
  • investire sui processi universitari per le facoltà dei tecnici della prevenzione, affinché vengano preparate figure sempre più formate per il loro ruolo e sempre più motivate;
  • inserire nel percorso lavorativo una formazione mirata e continua;
  • introdurre per le aziende una “patente a punti” che riconosca i comportamenti virtuosi e inasprire le pene e le sanzioni per quelle che violano le disposizioni e le norme sulla salute e della sicurezza, anche escludendole in modo permanente dal sistema degli appalti pubblici e privati.

È indubbio che oggi il sistema della prevenzione ha come riferimento normativo il D.Lgs 81/2008, che valorizza un sistema partecipativo di tutti gli attori, da quelli politici e istituzionali alle parti sociali.

La situazione che emerge dalle tabelle, ma anche gli accadimenti gravissimi degli ultimi mesi di quest’anno ci dicono che per qualcuno la partecipazione alla tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è solamente un esserci, ma senza agire; un esserci, ma senza attivarsi; un esserci, ma restando passivi. Per noi la partecipazione è esserci per cambiare questo stato di cose.

Il problema degli infortuni, soprattutto quelli mortali, per CGIL, CISL e UIL deve trovare un preciso impegno di tutti per arrivare alla soluzione. Non è accettabile morire lavorando.

L’espressione “zero infortuni”, più volte richiamata dal nostro Presidente della Repubblica, non è un appello, ma un imprescindibile elemento di civiltà ed umanità, oltre che un indispensabile fattore di un’economia sana a tutti i livelli: nazionale, regionale e territoriale.



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